Originalmente avevo sostenuto che Lewis Hamilton non avrebbe rischiato nulla nel passare alla Ferrari, quando si annunciò il suo ingresso in Formula 1. Tuttavia, quella che sembrava una scelta priva di rischi si è trasformata, in brevissimo tempo, in un grave errore.
Negli ultimi sei mesi la reputazione del sette volte campione è crollata in maniera drammatica, generando un profondo dubbio interno che si traduce in performance sempre più deludenti.
Certo, potrebbe sembrare arrogante da parte mia affermare che il pilota quarantenne non avrebbe mai dovuto unirsi alla Ferrari. Solo un anno fa lo immaginavamo tornare in grande in F1, sotto le luci di Abu Dabi, sollevando il trofeo con entusiasmo: una redenzione tanto attesa dopo il 2021.
Eppure, ciò che inizialmente sembrava una garanzia di successo si è rivelato una dura realtà. Ogni volta che Hamilton risale a bordo di una Ferrari, ci si aspetta che recuperi quella scintilla di un tempo, come se si risvegliasse da un lungo letargo.
La verità è che l’eredità della stella più luminosa di F1 sta lentamente svanendo. Il suo ultimo capitolo non ha brillato come ci si aspettava e alcuni errori nei momenti decisivi stanno oscurando una carriera che in passato è stata veramente spettacolare.
È per questo motivo che, suggerendo un ritorno di Hamilton alla Mercedes, non lo faccio con l’illusione di un ottavo titolo mondiale. Il pilota merita un ambiente in cui sentirsi a proprio agio, lontano dal costante e implacabile scrutinio che caratterizza la realtà Ferrari.
Dovrebbe Hamilton tornare alla Mercedes?
Ammetto che il ritorno in Mercedes comporterebbe notevoli difficoltà logistiche – pur non essendo impossibile – e Hamilton non è il tipo che si arrende facilmente dopo una brutta stagione in Ferrari. È probabile, quindi, che attenda i prossimi cambi regolamentari per investire sul futuro, puntando al 2026 e contribuendo in modo decisivo allo sviluppo del monoposto della prossima stagione.
Teoricamente, un eventuale ritorno in Mercedes vedrebbe Hamilton prendere il posto di Kimi Antonelli. Il giovane pilota italiano, che ha attraversato una fase difficile nonostante i promettenti sprazzi iniziali della stagione, non è certo da sottovalutare.
Un eventuale cambio permetterebbe ad Antonelli di prendersi una pausa, trovandosi in una posizione di riserva per assorbire l’esperienza del migliore della storia, per poi ambire a un ruolo da titolare in Formula 1.
Inoltre, se Mercedes riuscirà a essere competitiva con una monoposto priva di effetto suolo nel 2026 – una generazione di vetture che, fino ad ora, non si adattava allo stile di Hamilton – il campione potrebbe ancora ambire a nuove vittorie.
Naturalmente, George Russell si configura come un serio ostacolo per ogni tentativo di Hamilton di conquistare un ottavo titolo, dato che il britannico è al culmine della sua carriera. Tuttavia, anche se Russell dovesse superare Hamilton con una vettura da campionato, tale scenario sarebbe preferibile rispetto alla continua lotta che il pilota vive in Ferrari.
Il problema non risiede unicamente nel fatto che la Scuderia italiana non sia sempre al passo (almeno non del tutto), né nei confronti tra Hamilton e Leclerc. La vera difficoltà consiste nel fatto che ogni giro sul SF-25 e ogni parola in un’intervista sono esaminati nei minimi dettagli, quasi come se fossero dati di un esperimento scientifico.
I media italiani – e la stampa mondiale in generale – hanno intensificato le aspettative e il controllo nei confronti del campione in maniera senza precedenti. Hamilton si è così trovato vittima del proprio successo, proprio come accade a Max Verstappen, una vicenda troppo affascinante per poter essere ignorata.
Lewis Hamilton should return to Mercedes
Il ritorno alla Mercedes per Hamilton significherebbe molto più della possibilità di aggiudicarsi un ottavo titolo mondiale. Il team è la sua casa, il luogo in cui il pilota ha brillato veramente, un ambiente in cui verrebbe apprezzato a pieno, un ritorno al calore dei legami duraturi, come quelli instaurati con Bono e Toto Wolff.
L’aspetto più importante è che un cambio di scenario potrebbe alleviare il soffocante controllo mediatico e la pressione costante dei tifosi, che ormai hanno raggiunto livelli estremi attorno a Hamilton. Il sette volte campione non dovrebbe ritirarsi; merita di trovare uno spazio dove competere senza che ogni sua mossa o parola sia sottoposta a un’analisi ossessiva, similmente a quanto accade a Fernando Alonso in Aston Martin.
Tuttavia, il campione non può avere entrambi i mondi. Finché resterà in Ferrari, ogni sua azione e dichiarazione saranno smontate al microscopio, privandolo della possibilità di definire autonomamente il proprio lascito e lasciando che sia la stampa italiana e i tifosi a dettarne la narrativa.
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