Il direttore della Mercedes, Toto Wolff, ha espresso il suo disaccordo riguardo a una delle decisioni assunte da Lewis Hamilton in Ferrari.
Da quando ha lasciato Mercedes, Wolff è diventato uno dei maggiori sostenitori del pilota, ricordandoci che il campione conserva ancora la magia di un tempo, nonostante un primo anno piuttosto poco brillante nella nuova scuderia italiana. Il Gran Premio d’Ungheria si è rivelato un episodio particolarmente difficile: dopo essere stato eliminato nella fase finale della qualifica, il britannico si è autodefinito “inutile” e ha persino suggerito che la Ferrari dovrebbe fare a meno di lui. Wolff ha definito tali commenti un grave errore.
“Mi è sembrato assurdo che tu dicessi una cosa del genere, e te l’ho fatto presente sia quella notte sia il giorno seguente”, ha spiegato il direttore. “Dopotutto, rimani il migliore di tutti i tempi. Diciamo, non hai mai sentito Michael Jordan definirsi inutile e affermare che debba essere sostituito?” Hamilton, che non teme di mostrare apertamente le proprie emozioni, ha sempre incantato per la sincerità, qualità che lo ha consacrato come vera superstar.
Tuttavia, a mio avviso, la sua recente dichiarazione non rispecchia la realtà: anche se dovesse ritirarsi, il suo passaggio in Ferrari resterà un episodio minore rispetto al suo ineguagliabile lascito, proprio come pochi si soffermerebbero su una parentesi breve, come quella di Schumacher in Mercedes.
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Hamilton e Ferrari: lo specchio di Schumacher in Mercedes
Wolff ha ricordato il periodo trascorso da Schumacher in Mercedes, dal 2010 al 2012, un arco in cui il sette volte campione non riuscì a conquistare neppure una vittoria per il team. In modo simile a quanto accade oggi con Hamilton in Ferrari rispetto a Charles Leclerc, Schumacher dimostrò di non avere la stessa velocità del compagno Nico Rosberg, che ottenne cinque podi e una vittoria durante la sua permanenza accanto alla leggenda della Formula 1.
Infatti, durante una singola stagione in Mercedes, Schumacher non riuscì mai a superare Rosberg: nel 2010 il giovane pilota concluse la campagna con 142 punti, mentre il campione finì con 72. Ripensando alla carriera, nessuno ricorda Schumacher come colui che perse il suo splendore in Mercedes.
Al contrario, il tedesco è ricordato per i suoi gloriosi anni in Ferrari, durante i quali conquistò sette titoli mondiali – un parallelo che risulta significativo anche per Hamilton, anch’egli sette volte campione del mondo e simbolo di un’era forgiata con un solo team.
Ora, nella fase conclusiva della sua carriera nella nuova scuderia, Hamilton si trova superato da un compagno più giovane. Se la traiettoria di Schumacher può insegnarci qualcosa, l’esperienza in Ferrari rappresenterà solo un aneddoto all’interno del vasto e brillante lascito che il britannico ha costruito in Formula 1.
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